Stats Tweet

Svevo, Ìtalo.

Pseudonimo di Ettore Schmitz. Scrittore italiano. Di madre ebraica e padre tedesco, compì gli studi commerciali a Segnitz am Mein, in Baviera, e a Trieste; si dedicò quindi alla gestione di una ditta produttrice di vernici, di proprietà della moglie. Il suo amore per la letteratura risale agli anni della gioventù, ma fu coltivato con qualche ritrosia, in considerazione delle difficoltà di conciliarlo con il mondo affaristico in cui S. si trovava a vivere. Tre sono i romanzi scritti da S.: Una vita (1892), in cui è descritta la vicenda dell'impiegato di banca Alfonso Nitti, incapace di comprendere e accettare le regole del mondo a causa della propria inettitudine; Senilità (V.) (1898), che narra la storia di Emilio Brentani, il quale, uscito dal suo torpore per un'improvvisa passione amorosa, con il fallimento di questa finisce per giungere a una precoce senilità; La coscienza di Zeno (V. COSCIENZA DI ZENO, LA) (1923), in cui, attraverso le vicende del protagonista, l'inetto e nevrotico Zeno Cosini, S. indaga la malattia dell'uomo moderno, chiuso nella sua problematicità intellettuale e per questo divenuto incapace di qualsiasi impulso all'azione. La coscienza di Zeno, alla cui stesura S. si apprestò incoraggiato dall'amico J. Joyce (che soggiornò a Trieste dal 1905 al 1914), fece scoprire alla critica italiana la figura di S., fino ad allora pressoché sconosciuta ai più; S., infatti, aveva sempre gravitato nell'orbita della cultura tedesca e mitteleuropea, il che, se da un lato gli aveva procurato un indubbio allargamento di orizzonti, dall'altro lo aveva emarginato rispetto alla tradizione letteraria italiana. I riconoscimenti che seguirono segnarono l'inizio per S. di una breve ma fertile stagione creativa, con la revisione linguistica di Senilità (1927) e la stesura di molti dei racconti, poi pubblicati postumi ne La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti (1929) e in Corto viaggio sentimentale e altri racconti inediti (1949). Quasi del tutto postuma è anche la pubblicazione della produzione teatrale (La verità, 1880; Un marito, 1903; La rigenerazione, 1927-28), raccolta da U. Apollonio nel 1960 nel volume Commedie; lo stesso Apollonio curò il volume Saggi e pagine (1954), che raccoglie le collaborazioni giornalistiche di S. all'"Indipendente" e al "Piccolo". Si ricordano infine: il Diario per la fidanzata. 1896 (1962); il Carteggio tra S. e E. Montale (1976); il Carteggio con J. Joyce, V. Larbaud, B. Crémieux, M.A. Comnéme, E. Montale, V. Jahier (1978); gli Scritti su Joyce (1986). Grande conoscitore dei classici italiani, tedeschi e francesi, S. segnò il passaggio dal Verismo di Verga, Capuana e De Roberto a una nuova visione del reale: la rappresentazione dei personaggi e degli ambienti subisce, nelle sue opere, una crescente interiorizzazione. I suoi romanzi sono incentrati su un solo personaggio, incapace di affrontare la realtà, inetto, abulico, infelice, a cui l'autore guarda, però, con affetto; S. desidera, infatti, salvare il suo eroe negativo dall'estrema umiliazione della condanna, perché egli è una parte sempre presente in noi stessi e rappresenta una società in crisi, ormai priva di valori e di fedi (Trieste 1861 - Motta di Livenza, Treviso 1928).
"La vedova di Svevo" di Mario Soldati